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Le guerre d'Italia (reloaded)

Posted by on in Il Pifferaio Magico
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A nemmeno due anni dalla morte di Lorenzo il Magnifico cominciarono le Guerre d'Italia, durante le quali ebbero inizio il sistematico saccheggio ed occupazione del nostro paese da parte di Francia, Inghilterra, Germania e Turchia. Da allora, non siamo più stati liberi.

Certo, le denominazioni dei saccheggiatori erano diverse, all'epoca: esisteva ancora l'Impero Ottomano e la Germania, più onestamente di ora, si definiva il Sacro Romano Impero (le zone economicamente controllate sono ad oggi le medesime di un tempo, ma con finzione di indipendenza per i poverini dialettofoni): entrambi sarebbero stati poi distrutti dagli inglesi un paio di secoli dopo; c'era ancora la Spagna, paese che ogni volta che alza la testa viene domato a forza di guerre civili (sempre dai medesimi di cui sopra). Ed erano tutte monarchie, tanto per far comprendere che la condizione politica ufficiale o ufficiosa di una nazione ne cambia poco il destino. 

Le guerre italiane del Rinascimento (eh sì!) furono principiate dai francesi, che dimentichiamo troppo spesso essere i nostri primi nemici naturali. Per gli inglesi, siamo a tutt'oggi la piattaforma militare nel Mediterraneo popolata da "mezzi ne***i" (sic et simpliciter) ma per i francesi siamo il succulento piatto grasso proprio confinante. Ogni volta che la Francia ha fame, scende in Italia per mangiare, allora ed adesso. La bilancia commerciale francese è in deficit negativo da molti anni, cosa mai sottolineata abbastanza.

Che differenza c'è infatti fra una rivendicazione dinastica cinquecentesca e una pletora di fondi finanziari che scendono a divorare le migliori aziende e marchi italiani? Nessuna, forse solo le alabarde allora e le cravatte adesso. Forse un po' meno ipocrisia: sei ricco e vengo a depredarti, allora; "investo sui tuoi asset" adesso. Del resto, l'ipocrisia è la nuova arma con cui far implodere le nazioni: al tempo lo furono le armi da fuoco, le fortificazioni e i numerosi mercenari. Questi ultimi abbondano anche adesso.

L'Italia è un paese dall'enorme ricchezza, economica, sociale, culturale e spirituale - questo da millenni. Ricordiamo che nessun paese viene saccheggiato perché povero. E per saccheggio non intendo la sola sottrazione e controllo di fatto di aziende fondamentali per una nazione moderna (infrastrutture, dolciario, conserviero, energia - in corso d'opera telecomunicazioni, poste e ferrovie - si concluderà nel 2025 il piano di saccheggio nazionale cominciato negli anni '90) ma anche della sottrazione di persone. Quanti italiani di valore abbiamo perso dal 1990 ad oggi? MILIONI, sparsi ovunque: ricercatori, professori, intellettuali ma anche e soprattutto imprenditori, commercianti, analisti, creativi, professionisti (architetti, ingegneri, medici, etc). Abbiamo cacciato le nostre elites culturali e professionali: o meglio, ritorniamo lucidi... Chi ha cominciato negli anni '90 l'ennesimo saccheggio d'Italia ha predisposto che le migliori menti, personalità e professionalità del paese emigrassero. La ricchezza di un paese si esporta anche così. Inoltre i migliori (di mente, di cultura, di formazione, di talento) tendono ad essere lucidi e liberi, due qualità che danno molto fastidio al nemico in genere.

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Cosa sta accadendo ora, a pochi anni dalla conclusione della svendita del paese (anno 2025), che culminerà nella cessione finale dei beni culturali (musei, monumenti, castelli, opere d'arte, etc)? Sta accadendo che mentre l'ennesimo governo-fantoccio etero-pilotato cede quotidianamente strutture, beni e asset nazionali ai propri padroni, le aziende private italiane vengono comprate, occupate, agglomerate da grossi fondi di private equity. Spieghiamo brevemente cosa sia un private equity: il private equity è una forma di investimento in cui le aziende private vengono acquistate o partecipate da investitori esterni per (ufficialmente) fornire finanziamenti, consulenza e supporto gestionale. Gli investitori di private equity raccolgono fondi da investitori istituzionali o privati e (ufficialmente) utilizzano quel denaro per acquisire quote di aziende esistenti o per finanziare start-up promettenti (ah ah ah!). Suonerebbe anche bene, se non fosse di fatto il grimaldello con cui espropriare la maggior parte delle sane aziende italiane private, i loro brevetti, i loro immobili, i loro marchi.

Perché accade questo? La prima causa è l'assoluta cecità industriale della maggior parte degli imprenditori italiani, che hanno preferito incassare utili e metterli da parte invece che investire in formazione, macchinari e innovazione nel corso dei decenni (un misto di avidità e grettezza); la seconda causa è l'età troppo alta della maggior parte degli imprenditori italiani (non si può guidare un'azienda a 90 anni di questi tempi...troppo grossa la cesura col passato millennio); la terza causa è l'aver avuto di fatto per oltre 30 anni una governance assolutamente nemica di ogni impresa italiana (in quanto appunto eterodiretta costantemente da interessi stranieri). Hanno tirato le monetine a quelli sbagliati, insomma - giusto perché li trovavano troppo esosi.

Una sana e lungimirante coalizione di industriali ed imprenditori avrebbe potuto salvare la nostra nazione, prima che fosse svenduta? Io penso di sì. Non posso affermarlo con certezza, in quanto la storia si scrive a posteriori, ma se l'intera classe imprenditoriale italiana si fosse piccata di affrontare i nemici interni ed esterni, anche con buona maniera, qualche chance di sopravvivenza in più l'avrebbe avuta sicuramente. E l'avrebbe donata di conseguenza, alla nazione. Invece la scelta della maggior parte degli imprenditori è stata quella di concedere, concedere, concedere, pensando che concedendo un giorno qualcosa e l'altro giorno qualcos'altro, gli sarebbe stato permesso di andare avanti senza troppe afflizioni. Un pensiero proprio da cattolici, devo dire - che ignorano il modo di procedere del mercantilismo protestante e tantomeno del sadismo puritano. Pochi, qui, hanno mai visto il vero volto di Leviathan.

Gli italiani, da tipico popolo mediterraneo, amano il compromesso a favor di pace. Famosi sono gli spaghetti offerti dai nostri (valorosi) militari ai Talebani per evitare aggressioni e morti inutili: l'italiano ama la vita e per questo commercia, per esplorare il mondo, per scoprire il mondo, per godersi l'esistenza. Perché morire inutilmente? Perché uccidere inutilmente? Non è molto meglio sedersi ad un tavolo, mangiare, ridere e conversare? Se amiamo la vita, rispondiamo convintamente di sì.

L'italiano è un antico pagano travestito da cattolico ed è una ben strana razza di cristiano che ama la vita proprio come solo un pagano può amarla: ogni giorno, serenamente, senza bisticci, senza intoppi, dal caffè mattutino alla sigaretta della sera. Cercando di evitare litigi, conflitti, urti - non tanto per saggezza, quanto per pigrizia e per serenità. 

"Io non voglio essere un ricco in un mondo di poveri" diceva il cattolico italiano (ed eroe) Enrico Mattei. Al di là di ogni moralismo, quindi, io scelgo di vivere fra pari, scelgo di vivere in un mondo di gente sana, benestante, colta o semi-colta, capace, serena, con progetti per la propria esistenza e per la propria nazione. A casa mia non voglio il razzismo puritano, non voglio i ghetti puritani, non voglio i roghi puritani, non voglio la falsa morale dei falsi messia puritani. Ecco cosa ci ha lasciato in eredità uno dei tanti eroi italiani fatti sparire da chi stava per intraprendere le guerre d'Italia del nuovo millennio. Troppi eroi sono stati fatti sparire, troppi italiani sono stati espulsi di fatto dalla nazione, troppo sguarnita è stata lasciata l'Italia. Ed ora siamo sotto assedio, quello vero.

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Tuttavia noto che molti imprenditori si stanno accorgendo in questi ultimi mesi che il loro patto di non belligeranza non è stato rispettato (non è mai esistito se non nella loro mente da campo da golf e serata di degustazione di vini): se li stanno per mangiare tutti quanti, uno alla volta. E quando una media azienda italiana si trova di fronte un fondo disposto ad investire milioni di euro per provare a a) comprarlo b) accerchiarlo c) fotterlo, ha davvero - da ora fino al 2025 - l'ultima chance per reagire e sopravvivere, prendendo atto che le guerre d'Italia non sono mai finite, che nuovi mercenari li stanno assediano, che nuovi traditori li stanno vendendo e che questo momento, proprio questo, ora, non domani, non dopodomani, è l'ultimo per coalizzarsi e fare fronte contro SEMPRE I SOLITI INVASORI, sempre quelli, solo con la cravatta, la moglie discinta e l'Audi al posto della carrozza.

I tempi cambiano, gli uomini no. E nemmeno le nazioni e la loro volontà di potenza. Storia e metastoria sono le chiavi per comprendere il passato, affrontare il presente e determinare il futuro.

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